La famiglia delle Zigenidi (Zygaenidae) rappresenta un’eccezione nella classificazione amatoriale tra farfalle e falene. Infatti, pur appartenendo a queste ultime, hanno abitudini diurne, antenne clavate e colori sgargianti. Questi non servono soltanto a favorire gli incontri per l’accoppiamento, ma costituiscono un esempio di aposematismo, cioè di un fenomeno per il quale i predatori, a seguito di specifiche esperienze negative relative a prede già “assaggiate”, imparano ad associare tali colori alla presenza di sostanze disgustose o tossiche, e quindi evitano di cibarsene ancora. Le larve di zigenidi, infatti, si alimentano di piante contenenti glucosidi cianogenetici che, nell’organismo di tali bruchi, liberano del cianuro. Per di più, in assenza di tali piante sono in grado di elaborare autonomamente dell’acido cianidrico. Senza nuocere al lepidottero, questo non rimane soltanto a protezione della larva ma con le metamorfosi passa alla pupa e all’adulto; inoltre, durante l’accoppiamento può essere trasmesso dal maschio alla femmina, così come da questa alle uova. Seppur di solito non in grado di uccidere il predatore, tale sostanza gli lascia comunque una memoria di un pasto disgustoso e indigesto, pertanto da evitare in futuro. Non di rado, poi, la predazione viene evitata in partenza perché, all’avvicinarsi del pericolo, le zigenidi emettono dalle porosità dell’addome un liquido dall’odore dolciastro che risulta deterrente per la presenza del cianuro (alcune persone, però, lo trovano gradevole). I principali abbinamenti aposematici che si ritrovano in natura sembrano essere il giallo-nero (utilizzato dai bruchi di zigenidi, ma anche da salamandre e api) e il rosso-nero, quest’ultimo molto frequente nelle zigenidi adulte, nelle coccinelle e nelle diffusissime cimici-carabiniere.
CICLO DI VITA
Gli adulti
Gli adulti danno in genere vita a un’unica generazione annuale, ma a volte se ne possono osservare due. Volando lentamente e rimanendo posate a lungo sui fiori, sono molto facili da fotografare.
Le uova
Vengono deposte sulle foglie delle piante sulle quali la femmina ha trovato il nettare con cui nutrirsi. Molto chiare appena deposte, si iscuriscono con il tempo.
Le larve
I bruchi vanno incontro a ben sette stadi larvali, il quarto dei quali, di lunga durata, rappresenta la forma di svernamento.
Le pupe
Le pupe si sviluppano in un bozzolo chiaro ancorato a steli d’erba. Anche se particolarmente concentrato nei mesi più caldi, lo sfarfallamento può osservarsi dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno.
DIFFUSIONE
Ne esistono circa 800 specie, la maggior parte delle quali vive in zone tropicali. Alcune decine sono però presenti in Italia e non sono difficili da incontrare sulle montagne ossolane, anche sopra i 2000 metri.
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