Popillia japonica è uno scarabeo molto temuto per la voracità che lo porta a distruggere varie specie vegetali, dall’erba dei prati agli alberi dei boschi, dalle piante da frutto a quelle da appartamento. Originario, come dice il nome, del Giappone, si è diffuso in altre aree del pianeta a seguito delle importazioni di piante ornamentali, cosa purtroppo comune per molte specie invasive, sia animali sia vegetali.
CICLO DI VITA
Gli adulti
Distinguerlo allo stato adulto non è difficile: si tratta di un piccolo maggiolino, lungo sì e no un centimetro, con colorazione verde-marrone a riflessi metallici e cinque macchie bianche per lato ben visibili sulla parte postero-laterale dell’addome, più altre due, un po’ più grosse, all’estremità posteriore. Nella prima parte dell’estate emerge dal terreno e si nutre sia di foglie, delle quali rimangono solo le nervature, sia di fiori e frutti di oltre 300 specie vegetali, vite compresa. Quando uno di questi coleotteri trova un substrato adatto su cui nutrirsi, ha la capacità di produrre degli appositi feromoni in grado di richiamare altri individui della stessa specie sul luogo del banchetto. Il periodo di attività è massimo nel mese di luglio, poi decresce e si arresta all’avvicinarsi dell’autunno.
Le uova
Ogni femmina depone fino a 60 uova in gallerie lunghe 5-10 cm scavate nel terreno, specialmente in prati un po’ umidi e ricchi di graminacee, come quelli delle nostre zone. Possono interessare sia i prati-pascoli sia i giardini di scuole e abitazioni, e non sono esclusi neanche i terreni dei campi sportivi.
Le larve e le pupe
Le larve si nutrono di piccole radici e, protette dal suolo, riescono a svernare facilmente, scendendo via via fino a 30 cm di profondità per ripararsi dal freddo e trovare un ambiente più umido. In primavera si riportano verso la superficie e intensificano gli attacchi agli apparati radicali, fino a superare la lunghezza di 3 cm e trasformarsi in pupe all’interno di cellette di terra.
DIFFUSIONE
In Nordamerica è presente da ormai più di un secolo, mentre nel nostro continente, dopo un periodo in cui era stata rinvenuta nelle isole portoghesi delle Azzorre, sembra sia giunta solo nel 2014, facendosi individuare lungo il corso del Ticino che ha ben presto risalito, espandendosi a Cusio, Verbano e Bassa Ossola. Nel 2017 ha raggiunto la Svizzera e nel luglio 2022 l’Alta Ossola, dove è stata da me segnalata a Domodossola. Pertanto, dopo aver risalito il Ticino, ha ora completato anche la risalita della piana del Toce. Al momento, non ci sono ancora segnalazioni relative alle valli ossolane.
CONTROLLO
Piemonte e Lombardia stanno cercando di contenerne la presenza mediante l’adozione di diverse strategie. Se l’impiego di reti protettive non richiede particolari precauzioni, l’uso di insetticidi e repellenti va ben ponderato da esperti, poiché si rischiano episodi di tossicità, sia acuta sia cronica, ben più gravi dei danni dovuti all’insetto. Esistono poi vari metodi di lotta biologica che utilizzano sia batteri sia altri artropodi, mentre alcuni vermi nematodi e alcuni funghi sono efficaci nell’eliminare le larve dal terreno. Le trappole a feromoni vanno autorizzate dal servizio fitosanitario regionale e vengono utilizzate soprattutto per il monitoraggio, poiché spesso richiamano più insetti di quanti ne riescono a catturare e possono quindi rivelarsi controproducenti ai fini della prevenzione. Se si trovano pochi esemplari di Popillia japonica nel proprio giardino, conviene semplicemente rimuoverli a mano il prima possibile. Importante, specie in zone frequentate da turisti come la nostra, invitare le persone a porre attenzione perché con le auto potrebbero trasportare involontariamente l’insetto nelle loro zone di residenza (alcuni parlano infatti di “insetto autostoppista”). Non a caso, in certe aree della nostra provincia (come ad esempio i parcheggi di Villa Pallavicino a Stresa e del Teatro Maggiore a Verbania) sono stati affissi appositi cartelli per avvisare di questo pericolo.
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